DICONO DI ME
Personale : LA META' DI ME
Comunicato stampa
T &C
Tecnologia & Costruzioni srl
Dicono di me
GALLERIA D'ARTE : IL LEONE -Roma-
Dicono di me
CRISTINA GENTILE ILLUSTRA LA MERAVIGLIA DELL’IMPERFEZIONE LA. NATURALEZZA DELLA DISTORSIONE
a cura di Maria Marchese
“Ma la bellezza non era tutto. La bellezza aveva questo guaio: veniva troppo immediatamente, veniva troppo completamente. Fermava la vita – la gelava. Ci si dimenticava le piccole agitazioni; l’arrossire, il pallore, qualche strana distorsione, qualche luce o ombra, che rendeva per un momento riconoscibile la faccia e tuttavia le dava una qualità che in seguito si vedeva persempre.“
Virginia Woolf
Tra sistole e diastole conoscitive, una colorata macchia si liquefà sulla carta: è un profilo emotivo incerto, la cui unica consapevolezza è la propria presenza immediata. Cristina Gentile lo coglie in quell’infinitesimale istante, laddove il palpito è indispensabile seppure impercettibile: allora, l’autrice ne asseconda il disvelamento, carezzandolo con le setole del pennello. L’attimo cromatico appare, quindi, all’occhio, come un morbido viluppo tonale; l’autrice individua i celati capi di quel nodo e li accompagna, perché raccontino la loro personale epifania. Essi si manifestano in un totale diacronismo, e emotivo e formale, creando l’apparente chaos. In queste origini, infatti, coesistono aspetti sfumati, che digradano e, medesimamente, il “coup de tête” , la nota difforme, che vivifica la stonatura, nell’euritmia della composizione. Tra la frugalità e l’impalpabile, nasce, indi, il letto di ogni esperienza, addentro il suolo che congiunge ossimori esperienziali. L’autrice ligure, poi, d’emblèe, li caratterizza ulteriormente: attingendo da una danza tribale, infonde i profili di un alfabeto fisionomico primievo, radicato nei primordi dell’inconscio. I passi silenziosi vengono amplificati, dall’artista, frantumando ogni canone pregresso: essa celebra, così, la libertà di vivere appieno la conoscenza di sé. La distorsione viene concepita come allontanamento da uno stato naturale delle cose; Cristina Gentile polverizza, invece, la rigidità e l’inclemenza di questo sguardo distaccato, per riappropriarsi della verità di una personalità eteroglossa.
La disfasia estetica, concepita tra dettagli amplificati, cicatrici segnico/conoscitive, creature dalla morphè “fumettata” , squarci di carta, rubati e poi plasmati in assurdi lineamenti… sboccia, nei “Distorti, di Cristina Gentile, in salvifiche pagine artistiche.
Lo sguardo volto all’ascolto, capace di percepire e percepirsi come mutevole e cangiante affermazione di virtù e fragilità può, indi, rispecchiarsi in queste pagine di alternativa bellezza.
DICONO DI ME
A cura della Dott.ssa SILVIA LANDI
per La FELTRINELLI
Cristina Gentile è nata a Genova e vive a Sestri Levante.
Pennarelli e matite sono nel suo sentire fin dall'infanzia, terminata la scuola dell'obbligo segue i consigli degli insegnanti che la spronano nel proseguire, nutre la sua passione presso Liceo artistico di Chiavari :Emanuele Luzzati.
Un esperienza che le consente di conoscere ogni forma artistica sviluppare capacità già riconosciute e di inserirsi negli autori contemporanei.
Oggi la ritroviamo attiva nello scenario espositivo internazionale con opere che rappresentano forme e visi Distorti. Realizza con precisione i propri lavori frutto di un lungo percorso interiore che esterna con decisione per condividerne i contenuti e sono specchio della sua personalità.
L'osservatore è attratto dal colore e dal tratti distintivi dell'artista che sono evidenti occhi tristi e bocche senza sorriso.
Un'artista attenta ai particolari, elabora figure complesse,consapevole della forte sensazione di inquietudine che trasmettono le opere realizzate.
Cristina realizza eleganti opere in un gioco sottile di tratti e colori che spesso ipnotizzano l'osservatore accompagnandolo alla ricerca della propria identità.
L'empatia tra il collezionista e le opere è sentita a tal punto che una volta in possesso diventa impossibile pensare di cedere anche una sola.
Dot.ssa Silvia Landi
DICONO DI ME
A cura della Dott.ssa FRANCESCA MISASI
Quel che si dice di Cristina Gentile e la sua arte:
A volte le strade più complicate sono le più facili da percorrere e Cristina Gentile ( TimesCG) ha compreso che l’Arte è la via più semplice per arrivare alla verità denudando noi stessi da quel gravame di apparenze convenzionali,false ed artefatte,stereotipo di un mondo che ha sempre voluto apparire più che essere. L’uomo è un processo dialettico, una antitesi tra bene e male, tra buono e cattivo,tra istinto e ragione, tra amore e odio,tra luce ed ombra e solo accettando questo e mostrando il nostro lato oscuro potremo arrivare a percepirlo ed essere noi stessi.
La nostra autrice,superando le barriere di una pittura convenzionale e muta,vuole,attraverso questa, mostrare la parte più nascosta,impenetrabile,inconscia ma vera della nostra anima. Sigmund Freud ha affermato che le emozioni inespresse non muoiono mai, sono sepolte vive ma qualora si manifestino lo fanno nel modo peggiore ed è ciò che Times CG crede , tanto da offrire un vero saggio con le sue opere. Qualcuno le ha chiamate brutture, maschere, distorti ma non sono altro che lo specchio della nostra natura più oscura e impenetrabile fatta di istinti,rabbia,desiderio,possesso quasi un Dottor Jekyll e Mister Hyde ovvero una metafora del comportamento ambivalente dell’uomo e di una mente divisa tra l’Io e i suoi impulsi irrazionali.
Un compito non facile per la nostra artista ma da ciò che si coglie nei suoi dipinti è questa la strada attraverso la quale vuole ritrovare se stessa. Ed allora graffia,scarnifica, esaspera e mette a nudo nelle sue creature,i meandri reconditi di ciò che l’inconscio non mostrerà mai e lo fa in modo metaforico, paradossale, ironico e dissacrante. Solo mostrando quel muto grido di dolore, di rabbia ,di pulsioni ancestrali e torbide possiamo prenderne coscienza e sublimarle , incanalandole nell’accettazione consapevole e completa di quello che siamo e che possiamo essere.
Pittrice feconda e immaginifica ha scelto di mostrare l’invisibile, l’imperscrutabile, tutto ciò che a coscienza rifiuta per non caricarsi di sensi di colpa e di dannose frustrazioni. E lei i suoi demoni li materializza,li affronta mostrandone l’irrazionalità e la pericolosità qualora prendano il sopravvento. Cristina Gentile è una pittrice coraggiosa, impavida guerriera in un mondo ormai abulico che vuol far finta di non vedere per negare l’esistente. Molto umile e apprezzabile il suo modo di presentarsi e dire ciò che sente e quello che vuole comunicare , per lei la bellezza , i volti luminosi apparenti,non sono altro che tragiche maschere pirandelliane dietro cui nascondere le nostre ombre acquattate tra le miserie della vita! Sicuramente farà molta strada perché il senso della pittura non è solo trasmettere o creare bellezza ma soprattutto farci capire che la nostra grandezza sta nel superare le nostre debolezze, i nostri conflitti interiori facendo emergere quel lato buono, indispensabile per far pace con noi stessi!
Dott.ssa Francesca Misasi
DICONO DI ME
A cura della Dott.ssa IRENE PAZZAGLIA
Scheda descrittiva personale dell'artista
Cristina Gentile realizza volti stilizzati che sono vere e proprie materializzazioni di sentimenti d'animo, espressioni del malessere esistenziale in tutta la gradazione delle sue infinite sfumature e proiezioni di un desiderio costante e incessante di esplorare e perlustrare i meandri del proprio mondo interiore, in una continua ricerca dei tasselli che portano alla conoscenza autentica di se stessi. Un viaggio lungo e interminabile che si concretizza attraverso la nascita, spesso travagliata, di alcune particolari creature artistiche, i cosiddetti "distorti", vero e proprio marchio marchio di fabbrica della produzione creativa di Cristina Gentile, la quale coraggiosamente va in cerca di tutti quegli aspetti più problematici e complessi della personalità umana per riversarli sulla fisicità di un supporto materiale, il quale diviene la rivelazione tangibile di tormenti e dilemmi interiori che altrimenti rimarrebbero celati negli anfratti più profondi e nascosti della nostra esistenza.
Dott.ssa IRENE PAZZAGLIA
Recensione dell’opera di BEYOND
A cura di : Andrea Soldatini
LETTURA E RECENSIONE DI Andrea “ Colore” Soldatini
La distorsione, che suona come tamburi nella giungla selvaggia e impenetrabile non e’ distonia.La distonia è vetro sotto i denti,gengive sanguinanti, unghie spezzate.
La distorsione invece è visione diversa,mente onesta,retta e proba,poesia che va ragionata, compresa,accolta, perché necessita di tempo e attenzione.
Distorsione è realtà vera e filtrata da anima sensibile e creatività unica e diversa, morale che si mostra nella sua parata, decisa a fare parte del pensiero comune senza esserlo né desiderare di esserlo.
L’amore ferisce, è poeticamente raccolto in sguardi e linee bianche che noi ignoranti chiamiamo personaggi ma che portano il cuore in viaggi lontani, paesi diversi che forse faremo bene a non deridere né schernire perché sono paesi profondi,lontani,che mai abbiamo conosciuto e che solo grazie a queste poche anime sensibili riusciamo a intravederle scoprendone l’esistenza.
Il ballo che si consuma da quelle parti è una gioia diversa dalla nostra,ha movenze diverse e gli abitanti del villaggio sanno cosa disprezzare e cosa amare.
Forse, dico forse,hanno labbra grosse per poterle tenere ancora più chiuse. Quelle bocche serrate,sono bocche in diretto contatto con le viscere,un tubo unico,un foro diretto,una trivellazione nella carne con l’inferno del sottosuolo fatto di grida, risate oscene e silenzi e non possono uscire se non così:ammantando il personaggio di una fisionomia quasi buffa,diversa,vedibile ma non accettabile,da non far sedere in sala da pranzo.
Quella fisionomia che ama la vita, che sorride, sorride alla gioia e all’allegrezza che altri,meno esagerati e cartonati credendosi più seri e rispettabili, non accettano,non vogliono accettare e passano oltre,soffermandosi sulla grafica,sull’idea ma non sul parto di quell’idea.
Non si soffermano sulla donna gravida che dentro di sé quell’idea porta,che partorisce,difficile e sofferente che cerca di abbellire il suo frutto senza riuscirci.
Un misto di tecniche che perdono grazia e acquistano forza e intensità. Un esercito eterogeneo di lingue diverse ,con armi diverse che si uniscono per rendere questo essere vero,carnoso e rossastro anche se noi ne vediamo solo il grigio. Un esercito che non cerca la guerra ma cerca di raccontare,di farci udire la sua voce muta e dirci di non colpirlo ma avvicinarci senza paura, abbracciarlo e portarlo insieme a noi almeno per un po’.
Nel Popolo degli Altrove non ci si abbellisce, ci si veste a festa ma si rimane ridicoli .
Gli abitanti del Popolo degli Altrove non chiamano, silenti e fermi si lasciano cadere le vesti, ci guardano e ricevono gli schemi di chi più in basso di loro non si accorge che è più vicino a terra e ci vuole una bocca grossa,carnosa,ferma e muscolosa per tenere taciute le cose che occhi grandi e lacrimosi hanno visto,troppo visto e che orecchie troppo sensibili hanno udito.
Ogni sole che sorge dovrebbe sorgere per rendere onore e meraviglia a qualcuno ,per chi si alza e si veste con il vestito migliore che ha ,sale verso il posto che dovrebbe essere suo quanto nostro e si ferma allo scoperto,si denuda e aspetta che inizi l’inferno di tutti .In un infermo in cui si spera che lo sfiorino mani caritatevoli di pochi.
Un’idea grafica vincente,una realizzazione artistica di rispetto .
Cuori come grumi neri,anime lunghe che per questo sono più capienti e resistono alla pioggia ,una pioggia che scendendo lungo il viso si asciuga prima di arrivare alla fine,così come le lacrime non giungono a terra arrendendosi prima.
Ecco cosa dovremmo imparare da queste opere: per quanto ognuno di noi sia basso, le lacrime possono davvero fare troppa strada quindi arrendersi prima,asciugarsi e non arrivare a terra. Invece di dannarci l’anima corta per uccidere quella degli altri,possiamo restare lì e per una volta perderci in occhi lacrimosi ma buffi e allegri provando a imitarli. Io scrivo mentre sto piangendo.
Andrea “ Colore” Soldatini
[email protected]
www.artevivainmostra.it
Recensione dell'opera :
NOSTALGIA
a cura della dott.ssa: IRENE PAZZAGLIA
NOSTALGIA
Tecnica mista su carta 300 gr.30 x42 cm
Cristina Gentile è un'artista ligure che ha uno stile peculiare basato sulla letterale umanizzazione di emozioni, stati d'animo e malesseri esistenziali, rappresentati sotto forma di volti dalle fattezze stilizzate e deformate, che la stessa artista ha battezzato con il nome di "distorti".
L' accentuazione estrema delle espressioni facciali contribuisce alla realizzazione di vere e proprie maschere emotive che donano una sorta di tangibilità effettiva all'impalpabile astrazione dei sentimenti e degli stati d'animo. L'opera "Nostalgia" è il tentativo, assolutamente riuscito, di intrappolare l'essenza di quel sentimento indefinito che a volte ci assale all'improvviso facendoci rimpiangere mestamente il passato. Gli occhi sono allungati all'esasperazione verso il basso, seguendo l'orientamento generale del volto e la discesa degli angoli della bocca in un'espressione rassegnata
amareggiata, mentre la mente è probabilmente avvolta da un flusso incessante di pensieri, rappresentato dalle tracce di parole sottocutanee che affiorano sulla pelle. Nel triste tremolìo dello sguardo dolente è racchiusa l'essenza di quella condizione dell'anima descritta mirabilmente da Dante attraverso le soavi e sofferenti parole di Francesca da Rimini, pronunciate da quelle tenere labbra che ancora recavano l'ardente impronta dei lontani baci dell'amato Paolo " Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria" (Inferno, canto V). A volte la nostalgia ci costringe a rammentare i lieti momenti passati in squarci improvvisi che lacerano il nostro buio vissuto attuale, costringendoci, in una sensazione di rimpianto attanagliante, a un inatteso e doloroso confronto. Altre volte invece questo sentimento ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo, colpendoci alle spalle e avvolgendoci nella grigia nebbia di una sensazione misteriosa e insondabile, così come indecifrabili i geroglifici di cui l'artista Cristina Gentile cosparge la sua opera, come a voler simboleggiare la difficoltà del viaggio introspettivo alla ricerca dei nodi che ci stringono l'anima riempiendola di spettri, di timori, di insicurezze. Lo studio di noi stessi avviene attraverso un lungo e tortuoso percorso, tramite l'analisi di segnali e elementi talora incomprensibili, i quali ci spingono a scavare sempre più dentro il nostro mondo interiore per trovare il bandolo della matassa, l'indizio risolutivo che sembra sempre volerci sfuggire. Il volatile che affianca la maschera nostalgica dalle grandi labbra piegate nella smorfia desolata del rimpianto potrebbe, in un'interpretazione fedele al riferimento alla cultura egizia, essere identificato con un ibis, l'uccello sacro che purificava le acque, associandola sumbicamente all'esigenza di raggiungere la chiarezza interiore. Un'altra chiave di interpretazione ci porterebbe a considerare la creatura alata come la compagna ideale dei nostri voli pindarici intrisi di malinconica nostalgia, mentre restiamo sospesi tra il desiderio di allontanarci verso nuove mete e quello di restare per ritrovare nel presente le ombre e i riflessi di un indimenticato passato.
Irene Pazzaglia